Nel 2024 l’Unione Europea ha approvato l’AI Act, il primo regolamento al mondo pensato per disciplinare l’intelligenza artificiale in modo organico e trasparente. Il testo entrerà in vigore nel corso del 2025, ma già da ora è importante capire come si struttura e cosa cambia per le aziende e i professionisti che sviluppano o utilizzano soluzioni basate su IA.
Perché serve una legge sull’IA?
L’obiettivo dell’AI Act è duplice:
- Proteggere i cittadini da usi dannosi o discriminatori dell’IA.
- Favorire l’innovazione in un quadro di regole certe e condivise.
Non si tratta, quindi, di frenare il progresso tecnologico, ma di orientarlo verso un uso etico, sicuro e trasparente.
Una classificazione per livello di rischio
Il cuore dell’AI Act è la classificazione dei sistemi di intelligenza artificiale in base al rischio che comportano per la società. Le regole diventano via via più stringenti man mano che il rischio cresce.
🔴 Rischio inaccettabile → Vietati
Sono sistemi che minacciano diritti fondamentali. Tra questi:
- Social scoring dei cittadini.
- Manipolazioni subliminali del comportamento.
- Sorveglianza biometrica di massa in tempo reale (salvo eccezioni legate alla sicurezza).
🟠 Alto rischio → Fortemente regolati
Qui rientrano molte applicazioni critiche in ambito sanitario, giudiziario, lavorativo e scolastico. Chi sviluppa o adotta questi sistemi deve:
- Garantire trasparenza e supervisione umana.
- Usare dati di qualità.
- Effettuare valutazioni del rischio.
- Registrare il sistema in un database europeo.
🟡 Rischio limitato → Obblighi di trasparenza
Include sistemi come:
- Chatbot conversazionali.
- Deepfake.
- Generatori di testo o immagini (es. ChatGPT, DALL·E). In questi casi, basta informare l’utente che sta interagendo con un’IA o che il contenuto è stato generato artificialmente.
🟢 Rischio minimo → Nessuna restrizione
Filtri foto, videogiochi, assistenti personali semplici: sono considerati innocui. Nessun obbligo previsto.
E per chi sviluppa IA?
L’AI Act impone nuove responsabilità a chi:
- Sviluppa modelli e soluzioni basate su IA.
- Integra sistemi IA in prodotti o servizi.
- Utilizza IA in contesti sensibili (lavoro, sanità, finanza, giustizia).
Chi lavora con modelli fondativi (come GPT o Claude) dovrà inoltre garantire:
- Documentazione trasparente dei dati e degli obiettivi.
- Strategie per prevenire bias e contenuti illeciti.
- Meccanismi per tutelare il copyright.
Conclusione
L’AI Act rappresenta un cambio di paradigma: non basta più “fare bene la tecnologia”, bisogna anche pensare agli impatti sociali ed etici. Chi sa muoversi in questo nuovo scenario avrà un vantaggio competitivo reale.
Noi di Ideo Innovation aiutiamo le aziende a integrare soluzioni di IA nel rispetto delle normative, puntando su valore, sostenibilità e conformità.
Hai un progetto in mente o vuoi capire se la tua soluzione rientra tra quelle ad “alto rischio”? Contattaci, ne parliamo volentieri.